Molto più di un atelier

Bottoni e accoglienza

Una ragazza timidissima, impacciata. Ma bella e dolcissima. Era arrivata accompagnata sino alla soglia della porta dall’educatrice. L’aspettavamo io e la tutor, avevamo preparato per lei un lavoretto semplicissimo (doveva assemblare alcune etichette).

Aveva iniziato questo primo lavoro sotto i nostri sguardi incoraggianti. Non mi dimenticherò mai: le tremavano le mani come una foglia! Era agitatissima. Finita la mattinata ci salutiamo. Poco più tardi la tutor mi chiama e mi dice: «Appena uscita alla Magil, la ragazza è scoppiata a piangere e mi ha detto che nella sua vita non si era mai sentita così utile!».

Ho capito immediatamente che nessun minuto con lei sarebbe andato sprecato! Ma l’inaspettato è che il suo modo di vivere il lavoro alla Magil abbia favorito il cambiamento in meglio del mio modo di vivere il lavoro. Era più importante il suo contare bene i bottoni o era più importante il mio chiudere un contratto con i distributori giapponesi?

Lei gustava ogni mansione assegnatole, io subivo ogni incombenza. Da lei ho reimparato la passione a quello che si fa. Quindi, non facendo le cose tanto per farle. 

Maria Chiara Maggi